App Immuni Covid-19 : perchè non funzionerà
In questo articolo analizzerò dal punto di vista tecnologico la soluzione prospettata dal premier di supporto alla riduzione dei contagi da covid 19: l’app immuni. Se vuoi prima di leggere il mio articolo puoi dare una lettura all’ordinanza da parte del Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Non tralasciare anche questo articolo presente nel sito del Ministero della Salute.
E’ tutto molto interessante, non solo per il costo zero della soluzione di contact-tracing, ma per l’immediatezza con cui hanno reperito la “miglior soluzione”.
La tecnologia utilizzata
Premessa: circa una decina di anni fa ci siamo occupati di Bluetooth Marketing. Attraverso la rete BT (bluetooth) un’esercizio commerciale poteva inviare messaggi di natura commerciale a chi passava o si soffermava davanti alla propria vetrina. La tecnologia BT la conosciamo bene.
Sappiamo per certo che l’app Immuni non utilizzerà alcun dato di geolocalizzazione (GPS, WIFI, rete telefonica) ma esclusivamente il canale bluetooth. In breve l’app Immuni sarebbe in grado di comunicare esclusivamente con le altre app Immuni via bluetooth. In pratica se dovessi incrociare per la strada un’altra persona con la stessa app, le nostre applicazioni si scambierebbero i propri identificativi e andrebbero ad archiviare in un cloud alcune informazioni. Secondo quanto detto dal Ministero della Salute le informazioni archiviate sarebbero:
- qual è il dispositivo con installata App immuni con il quale sono stato in contatto
- a che distanza sono stato
- per quanto tempo è durato il contatto
Riservatezza delle informazioni
Riguardo al primo punto, quindi i dati dei dispositivi con installata App immuni con i quali sono stato in contatto, sono certo che il Garante della Privacy farà in modo che i dati archiviati debbano risultare completamente anonimi e non riconducibili alla persona fisica dando le opportune garanzie all’utente finale.
Imprecisione del calcolo della distanza sociale
Sul secondo punto, quello della distanza tra i due dispositivi con installata l’app immuni, ho invece qualche perplessità: non esiste in effetti alcun metodo certo per definire la distanza tra due device via Bluetooth. Quello che possiamo fare è solo “dedurre” una teorica distanza o, meglio, un intervallo in cui ipotizziamo si possa trovare l’altro device. I metodi per calcolare la distanza tra due postazioni radio possono essere la potenza del segnale (RSSI), il tempo impiegato dal segnale a raggiungere la destinazione oppure utilizzare altri due device per definire una pseudo “triangolazione” (trilaterazione) basata sempre sulla potenza del segnale e non su alcuna informazione angolare. Attualmente rimane ancora ignoto l’algoritmo utilizzato per l’app immuni. La trasmissione radio Bluetooth viene anch’essa influenzata dall’ambiente e dagli ostacoli. Una persona tra me e un’altra con l’app Immuni andrebbe ad influenzare la potenza del segnale ricevuto con il conseguente errore di calcolo.
Sul terzo punto, quindi la durata del contatto tra le 2 persone con installata l’app immuni, avrei qualche dubbio in merito a situazioni dove tra due app Immuni (persone) ci dovesse essere una barriera di plastica, come le barriere di plexiglass oggi presenti in molti esercizi commerciali atte a prevenire il contatto. Se quindi rimango al banco in farmacia per un minuto risulterebbe che avrei avuto un contatto prolungato con un’altra persona, il che non è vero!
Considerato tutto questo mi chiedo quale sia stata la scelta scientifica per produrre una corretta “popolazione” da controllare. Sembrerebbe che il risultato non sia molto attendibile e, anche se tutto gratuito, potrebbe essere completamente inutile.
Digitalizzazione della popolazione
In Italia l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) è al 24° posto sui 28 paesi membri (leggi qui). Questo significa che il nostro livello di digitalizzazione è ancora molto basso e una soluzione digitale per il monitoraggio della popolazione rischierebbe di essere inutile.Viene anche confermato che più della metà della popolazione italiana non ha competenze digitali. Significa che se quel 50% dovesse installare un’app, come app immuni, che richiede autorizzazioni di sistema, come l’attivazione del Bluetooth, ci troveremmo di fronte alla incapacità di operare correttamente e quindi all’inutilità della soluzione.
Singapore: problematica già affrontata
Singapore è stata la prima ad identificare la stessa tecnologia per il tracciamento Covid-19. L’app TraceTogether ( https://www.tracetogether.gov.sg/ ) rilasciata a metà marzo è stata pensata proprio per definire i confini personali nell’ambito dell’epidemia e poter rintracciare facilmente eventuali contatti di un infetto.
Dopo due settimane dal rilascio e dalla conseguente campagna informativa solo 1 abitante su 6 ha effettivamente installato l’app. Totalmente inefficace! Lo stesso Jason Bay (Governatore di Singapore per i servizi digitali) ha confermato la criticità del modello sottolineando che la tracciatura manuale risulta ancora la più efficace.
Ci chiediamo
siamo certi che stiamo investendo correttamente le risorse verso questa panacea per il problema del Covid-19 ?
qualcuno ha verificato cosa hanno o stanno facendo nel mondo gli altri paesi ?
forse il coinvolgimento dei medici di base non sarebbe stato un modello più efficace, permettendo, per esempio, un controllo più veritiero ?
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